Fino a poco più di un decennio fa, islamista era un sostantivo indicante uno 'studioso della cultura islamica', mentre l'aggettivo islamico
si riferiva genericamente al rapporto con l'Islam o con l'islamismo
inteso sia come religione, sia come sistema politico, sociale e
culturale.
L'italiano inoltre dispone o, per meglio dire, disponeva
anche delle forme maomettano e musulmano, usate più spesso in riferimento a persone: uno studente musulmano rispetto alla cultura islamica, i popoli maomettani rispetto ai paesi islamici. In particolare il secondo termine è ormai quasi scomparso dall'uso.
Possiamo datare, almeno approssimativamente, al 2002 il momento in cui islamista, sempre come sostantivo maschile, passa a indicare nella lessicografia, soprattutto nel linguaggio giornalistico, anche un 'sostenitore (anche fanatico) dell'islamismo come unica religione; fondamentalista islamico' (cfr. Vocabolario Treccani online).
Esaminando lo ZINGARELLI, le cui edizioni sono assai ravvicinate, troviamo la prima testimonianza in ZINGARELLI 2003 (edito nel 2002): non dimentichiamo che nel 2001 inizia la guerra in Afghanistan e che l'attentato alle "torri gemelle" avviene l'11 settembre dello stesso anno. Occorre notare comunque che questa seconda accezione di islamista, accolta (sia pur con diverse sfumature) nel Vocabolario Treccani online e, anche come aggettivo, nel GARZANTI 2007 (non ancora nell'edizione 2006), non è registrata dal GRADIT (2007), dal Sabatini-Coletti 2008 e neppure dal Devoto-Oli 2014.
L'uso giornalistico di islamista per 'aderente ai movimenti terroristici di matrice islamica' e, in funzione di aggettivo, riferito a tali movimenti (Unione Europea Terrorismo Islamista -" L'Huffington
Post") a cui si riferiscono molti dei nostri utenti, risulta
precedente alla registrazione in ZINGARELLI di oltre un decennio.
L'archivio in rete della "Repubblica" mostra infatti la prima
attestazione del sostantivo nel 1987:
L'integralismo è dovuto in
gran parte a un doppio fallimento: quello dei regimi modernisti
filo-occidentali e quello dei regimi filo-socialisti, che si sono
espressi sotto forme autoritarie negli ultimi trent'anni. Gli islamisti
sono il prodotto di numerose delusioni: dalle umiliazioni militari
nasseriane del '67, di fronte all'esercito israeliano, allo spreco
della ricchezza improvvisa, quasi miracolosa, dovuta al petrolio negli
anni Settanta. (Vedono nel vecchio Islam il riscatto dalle delusioni, Bernardo Valli, 2.8.1987)
L'anno successivo troviamo islamista usato anche come aggettivo:
Dinanzi a una guerra
civile cronica, nazional-religiosa e tribale, l'Urss potrebbe forse
ancora tentare periodiche scorrerie nell' Afghanistan, come Israele o la
Siria nel Libano. Ma ogni volta, dovrebbe sfidare il crescente contagio
della febbre islamista fra le popolazioni sovietiche dell' Asia Centrale. (Ponti d'oro a chi fugge, Alberto Ronchey, 4.3.1988)
Da allora il termine si mostra in crescita costante, pur rimanendo sempre molto meno usato di islamico (2.478 occorrenze del singolare islamista rispetto alle 28.046 di islamico al 1.4.2015).
Dal 1° gennaio 1984 alla fine del 2000, le occorrenze
dell'aggettivo, sempre nell’archivio della “Repubblica”, raggiungono a
malapena le 200 unità, mentre solo nel corso del 2001 sono 87, ben 72
delle quali dopo l'11 settembre. Si mantengono intorno a 80 l'anno
successivo, salgono a 98 nel 2003, si "inalberano" improvvisamente fino a
387 nel 2004 (anno della strage di Beslan), non scendono sotto 300 fino
al 2007. Nel 2008 subiscono un calo, restando però sempre ben oltre il
centinaio fino al 2010. Nel 2011 risalgono oltre 350 per raggiungere 454
nel 2013, superare quota 500 nel 2014; il 2015 vede 284 occorrenze già
il primo giorno di aprile.
L'archivio del "Corriere della Sera" mostra il suo primo
esempio il 7 gennaio 1992 (anno di inizio del corpus); fino al 2001 le
occorrenze di islamista non arrivano a 75; nel 2001 sono 18di
cui 15 a partire dall'11 settembre. Benché le cifre siano decisamente
più basse rispetto a quelle fornite dall'archivio della "Repubblica",
l'andamento delle frequenze appare analogo: si registrano un primo
innalzamento nel 2004 e una crescita progressiva fino al 2007. Poi un
calo nel 2008 che prosegue negli anni successivi; di nuovo una risalita
dal 2011 con un numero di occorrenze che si fa sensibilmente più
consistente di anno in anno fino a oggi.
Appare dunque evidente una correlazione tra due tragici
avvenimenti e i picchi riscontrabili nella frequenza del termine su due
grandi quotidiani nazionali; potremmo ricordare molte altre vicende che
hanno imposto all'attenzione internazionale la questione del
fondamentalismo islamico e delle sue espressioni armate. Di fronte alla
necessità di "raccontare" questa evoluzione all'interno della complessa
compagine del mondo islamico, la stampa ha semplicemente attivato una
possibilità offerta dal sistema della lingua italiana, creando la
contrapposizione semantica tra islamico e islamista.
A cura di Matilde Paoli
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
25 maggio 2015
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